Il tecnico del Bologna è solo l'ultimo a chiedere che il mercato chiuda prima dell'inizio della Serie A, come era successo sette anni fa
di Stefano FiorePer parlare del presente, e magari del futuro, del calciomercato italiano iniziamo facendo sette passi indietro, stagione 2018/19: non tutti lo ricordano ma, situazione più unica che rara nel calcio moderno, in quell'anno la sessione estiva delle trattative si era chiusa il 18 agosto, data simbolica perché la Serie A sarebbe iniziata il giorno dopo. Insomma, per una volta il mercato finiva prima dell'inizio del campionato, lasciando più tranquilli direttori sportivi, allenatori, giocatori e, probabilmente, tifosi.
Ne parliamo perché il grido lanciato da Vincenzo Italiano dopo il match contro la Roma, che segue di poche ore un concetto già espresso da Igor Tudor a testimonianza che la posizione dell'allenatore del Bologna è tutto fuorché solitaria, è di quelli che lasciano il segno: "Il mercato aperto durante il campionato è follia pura, non può esistere. C'è gente che prima delle partite sta al telefono con i procuratori, che vuole andare via, gente che non ha voglia di giocare e così non esiste".
Eppure la tendenza non è italiana, semmai europea, e l'esperimento del 2018/19 evidentemente non è piaciuto a nessuno: in Spagna e Francia si chiuderà il 31 agosto, in Germania e in Inghilterra il primo settembre, come in Serie A, a campionati abbondantemente cominciati. Se da un lato si dà tempo ai club di correggere eventuali mancanze denotate nelle prime partite ufficiali o a infortuni pesanti (vedi Lukaku), dall'altro il lavoro degli allenatori si complica poiché devono gestire un gruppo fatto di calciatori insicuri del proprio destino, distratti, ribelli (vedi casi Lookman e Jashari, ma sono solo due di tanti esempi) e magari con la paura di farsi male per non precludersi eventuali destinazioni.
Senza contare i giorni e giorni di vuoto di trattative che, e qui ci mettiamo in prima linea, la nostra categoria cerca in qualche modo di colmare per la fame di notizie che la società moderna e i tifosi (che non hanno colpe, sia chiaro, è proprio il sistema sociale a portare le persone a cercare compulsivamente novità) hanno quotidianamente, anche se di passi avanti veri magari non ce ne sono. Perché non possono esserci: quando davanti ci sono ancora 10, 15, 20 giorni di mercato perché una società dovrebbe affondare il colpo se magari nelle ultime ore possono spuntare condizioni migliori od occasioni impreviste (vedi per esempio la rottura tra Rabiot e il Marsiglia)?
Perché allora non chiudere il mercato prima dell'inizio della Serie A, accorciando la sessione estiva di mercato? Se c'è necessità di correttivi a livello tecnico-tattico dopo le prime amichevoli, ci sarebbe comunque il tempo adeguato. Per quanto riguarda gli infortuni, potranno capitare anche dal 2 settembre in poi: il fattore rischio non si può annullare a meno di una improbabile, quanto forse più logica rispetto alla situazione attuale, proposta di mercato aperto tutto l'anno. Vero che la stessa situazione si verifica per quello invernale e di solito non si sentono allenatori lamentarsi a gennaio ma, almeno, quella sessione è definita come "correttiva" e un senso può averlo, anche perché diventerebbe oggettivamente difficile condensarla nei 7-10 giorni di una pausa natalizia infarcita di feste.
Lo diciamo, consapevoli che non può essere la sola Serie A a decidere: se tutti i campionati europei importanti chiudono più o meno nelle stesse ore è perché, armonizzando le date, non si penalizza o favorisce questa o quella lega. E allora sarebbe bello che il calcio europeo, magari su spinta della Uefa, ci pensasse su: nel 2018/19 la scelta del campionato italiano era arrivata in scia alla Premier League, in futuro una decisione ancora più allargata potrebbe aprire una nuova stagione per il mercato. Che, chissà, magari diverrebbe ancora più bello.